GALLERIA FOTOGRAFICA - SEZIONE SALTO








Carlo Fallace su Sudistan (1962)


Col. Alciator su Santuzza


Col. Gianluigi di Cossilla


 Col. Paolo Angioni su Adano


Gen. F.S. Caccavella


Maggiore Giuseppe Re su Duetto


Ruggero Ubertalli su Vissuto


William Steinkraus su Sinjon

Ludwig Stubbendorff Olimpiade Berlino 1936

GALLERIA FOTOGRAFICA - SEZIONE ADDESTRAMENTO


Bogros


Gen. Decarpentry su professeur


Gustav Steinbrecht


Heinz Pollay su Kronos


Helena Petushkova


Helene Arianoff


Lesage su Taine


Nuno Oliveira su Soante


Philippe Karl su Odin

                                                         Fritz Stecken su Noble  

UISP EMILIA ROMAGNA, INTERVISTA

[SEZIONE ARTICOLI]

Addestramento alla cultura equestre

A Cremona il dieci e l'undici novembre uno stage con Hélène Arianoff
per riscoprire le tradizioni dell'attività equestre
di Fabrizio Pompei

REGGIO EMILIA - "Rispettare i canoni classici dell'equitazione".
Questa l'idea centrale dello stage di addestramento organizzato dall'associazione sportiva dilettantistica Europea per un'Equitazione in Leggerezza (Asdeel) in collaborazione col comitato Uisp di Reggio Emilia, che si terrà sabato 10 e domenica 11 novembre a Cremona nelle strutture
dell'associazione La Meraviglia.
Alberto Alciator, presidente dell'Asdeel, parla di questi due giorni come di un'occasione per
ripensare il modo di cavalcare tornando alle origini della disciplina: "Lo stage è rivolto sia a esperti che a principianti. In due giorni certamente non si diventa cavalieri ma la finalità di queste lezioni è un'altra: lasciare una sensazione positiva, trovare un'intesa autentica con il cavallo. Sono previste lezioni teoriche e pratiche di circa sei ore: i posti per chi vuole cavalcare sono già esauriti ma è possibile partecipare anche da spettatori versando una quota di 10 euro al giorno".
Lo stage sarà condotto da Hélène Arianoff, nome noto agli esperti di equitazione e sconosciuti ai più. Potresti raccontarci chi è e come mai avete scelto lei per questa iniziativa?
"La signora Arianoff per oltre vent'anni è stata allieva di Nuno Oliveira, probabilmente il più importante cavaliere del secolo scorso. Conosce bene la tecnica del maestro, segue ancora i canoni classici e nutre grande rispetto per il cavallo. Il suo metodo d'addestramento consiste nel mettere al centro tanto l'uomo quanto l'animale, cercando di fare interagire i due soggetti in piena armonia. Inoltre non fa mai mancare la passione: a differenza di altri addestratori professionisti mette tutta se stessa nel suo lavoro e, in modo disinteressato, si impegna a fondo perché al termine delle lezioni l'allievo esca con una sensazione positiva".
Quali caratteristiche specifiche rendono speciale il suo metodo?
"La strada che segue la Arianoff è quella dell'equitazione classica che mira a una perfetta intesa tra cavallo e cavaliere. Entrambi possono incontrare difficoltà, ma la meta da raggiungere è l'armonia.
Qualunque addestratore si dedica volentieri a cavalli con grandissime doti ma la Arianoff mette la sua conoscenza a disposizione sia del principiante sia di chi è già ad un livello più avanzato. Proprio per questo il metodo non può essere unico, valido in ogni situazione e per qualsiasi soggetto ma deve invece variare".
La Asdeel organizza solo corsi di formazione o si dedica anche ad altre iniziative?
"Come presidente cerco innanzitutto di mettere a disposizione dell'associazione la mia esperienza lavorando a 360 gradi per far conoscere una cultura equestre con al centro non solo il cavaliere ma anche il cavallo. È un impegno piuttosto faticoso dal momento che, in Italia, questo modo di intendere l'equitazione fa fatica ad affermarsi perché, bisogna ammetterlo, siamo un po' arretrati. Per questo la Asdeel collabora con diverse realtà, organizzando e partecipando a stage e anche acquistando e riproponendo libri antichi o fuori commercio sulla tradizione equestre. Il sogno, che poi è anche un progetto, è quello di poter avere al più presto un maneggio tutto nostro".

                  
(pubblicato il 05/11/2012)

Riunione e verticalità del profilo (di Alberto Alciator)

Carissimi amici, 
vorrei esporvi alcune considerazioni, frutto di osservazioni quotidiane di cavalli e cavalieri ed avere una vostra opinione in merito. 


Spesso nei maneggi, in questo o in altri Forum così come nel regolamento di Dressage si parla di profilo del cavallo che deve avvicinarsi alla verticale. 
Mi sembra che su questo argomento ci sia un po’ di confusione e che spesso questa confusione porti ad un utilizzo scorretto delle mani ed in generale di tutto il cavallo. 
La verticale è un punto di arrivo nel processo di addestramento e riunione del cavallo non un punto di partenza. 
Non andrebbe mai ricercata con forza e tra l’altro, come si vede chiaramente dalle foto di cavalli correttamente riuniti inserite dai vari utenti del forum, non è indispensabile che il cavallo sia esattamente sulla verticale ma basta che si avvicini a questa posizione “ideale” nel modo più naturale ed armonico possibile e senza comunque mai passare dietro la mano. 
E’ un punto di riferimento importante sia per il cavaliere che per lo spettatore perché ovviamente è il limite oltre il quale non si può andare senza capovolgere la logica dell’addestramento.(oltre a tutta una serie di altri inconvenienti che non elenco) 
Mi spiego meglio, per addestrare correttamente un cavallo bisogna insegnarli ad utilizzare l’imboccatura come un punto di riferimento verso il quale tendersi e non tirare il cavallo verso l’imboccatura, quando il cavallo passa dietro la verticale è ovvio che lo stiamo tirando in quella posizione, non è assolutamente possibile che il cavallo lo faccia da solo ne’ montato ne’ in libertà. 
Visto che la verticale è un punto di arrivo mi sembra che molti cavalieri per ignoranza o per dimostrare a sé stessi o agli altri che hanno addestrato bene il loro cavallo comincino a tirare le redini per cercare di ottenere forzatamente questa posizione, se il cavallo si oppone (a ragione) aggiungono dei moltiplicatori di forza come morsi o redini di ritorno e alla fine, presto o tardi, (mooooooolto presto) il cavallo, per sfuggire al dolore alle barre, impara a passare dietro la mano e quindi, di fatto, diventa impossibile continuare la progressione verso la riunione. 
Considerando sempre che la ”quasi verticalità” è un punto di arrivo mi sembra logico che la maggior parte dei nostri cavalli, in genere giovani o poco addestrati, dovrà durante il lavoro quotidiano mantenere una posizione che in realtà è piuttosto lontana dalla verticalità quasi sempre troppo presto ricercata. 
Questo non vuol dire, come molti pensano, giudici compresi, che il cavallo è davanti alla mano, ma semplicemente che il cavallo, in quanto giovane o comunque non riunito, sta ancora lavorando in una posizione di equilibrio orizzontale che, col tempo, gli permetterà di sviluppare una muscolatura adeguata ed eventualmente progredire fino alla massima riunione. 
Quello che bisogna maggiormente ricercare all’inizio è la disposizione generale del cavallo che con l’incollatura rilevata ed arcuata, nuca punto più alto, mette in gioco tutte le sue risorse per produrre un gesto elastico ed economico. 
Sono le andature di lavoro o attitudini che potete trovare descritte nei testi dei grandi maestri molto meglio di come ho saputo fare io in poco righe. 
Si tratta come al solito di uscire dalla nostra ignoranza o peggio presunzione ed imparare a riconoscere queste cose per poi poterle ricercare. 
Inserisco a titolo esplicativo un negativo tratto dal sito “Sustainable Dressage”. 





Come potete vedere il naso del cavallo è ancora lontano dalla verticale ma il cavallo è perfettamente nella mano e ha disposto la sua incollatura in modo corretto. 
Certamente non si tratta di un trotto riunito ma di un bel trotto di lavoro con il quale cominciare la progressione verso la riunione. 
Quando parliamo di lavoro spesso, per associazione di idee, siamo portati a pensare ad un qualcosa di faticoso sia fisicamente che psicologicamente mentre in equitazione un andatura di lavoro deve essere intesa come quella che permette al cavallo di far lavorare la muscolatura in modo allenante con il minimo dispendio di energie ed il minimo logorio fisico. 
E’ questa andatura inoltre che, secondo me, tra le altre cose, dovrebbero ricercare anche tutti quelli che si dedicano al salto ostacoli, specialità di per sé logorante e nelle quale quindi il concetto di lavoro allenante con il minimo logorio assume particolare importanza. 





La posizione della testa non è tutto, non basta mettere la testa del cavallo sulla verticale con la forza per poter dire che il cavallo è addestrato o riunito. 
Tra l’altro, come tutti possono facilmente constatare, questa cosa è assolutamente impossibile, se si tenta di farla mooooolto presto il cavallo passa dietro la mano. 





Un saluto a tutti 





Alberto

Resoconto conferenza Col.AngionI

[SEZIONE ARTICOLI]
Partenza da casa ore 11,30, ritorno ore 23,00.

Quasi dodici ore di cui almeno otto passate al volante, una faticaccia, ma ne è valsa la pena.
Per fortuna la buona compagnia non mi manca, una cara amica ed istruttrice, una giovane cavaliera che da oltre un anno studia e monta a Samur ed un giovane allievo entusiasta. 

Due ore di conferenza  scandite dai ritmi del racconto del Colonnello Angioni che con grande maestria riesce a sintetizzare in questo breve spazio di tempo la storia del rapporto uomo-cavallo.
Un racconto in cui storia , geografia, paleontologia, antropologia e tecnica equestre  sono di volta in volta protagonisti o semplici comparse su quel palcoscenico virtuale che il Colonnello ha costruito per farci comprendere l’essenza di questo rapporto.
Un racconto che si snoda attraverso il tempo ed infine arriva a svelare i piccoli grandi segreti del Metodo di Equitazione Naturale ideato da Federico Caprilli  puntualmente illustrati da una serie di fotografie inimitabili ed, infine, da  un breve video che parte e viene fermato  più volte perché prima di vederlo tutto deve essere  perfetto.
Trenta tempi di galoppo, in bianco e nero, senza sonoro, la platea in silenzio, un breve estratto di un percorso di Piero D’Inzeo che inconsapevolmente diventa testimone ideale della validità del metodo.

Di questa giornata ricorderò sempre tre cose:

la fotografia di Ubertalli 
la gioia del Colonnello Angioni nel vedere che alla conferenza era presente anche un giovane
quei trenta tempi di galoppo e il silenzio che li ha accompagnati


Grazie Colonnello

LETTERA APERTA ALLA DIRIGENZA FISE

Mi permetto di fare alcune considerazioni sullo spiacevole episodio accaduto durante uno stage di aggiornamento istruttori tenutosi in Lombardia e che ha portato al commissariamento del comitato lombardo della Federazione Sport Equestri.

Bene ha fatto la Fise a prendere provvedimenti, ma avrebbe fatto ancora meglio se, sapendo benissimo che queste cose sono all'ordine del giorno, avesse  fatto negli anni una campagna di sensibilizzazione  per evitare poi di dover arrivare a decisioni così drastiche.
Ora la nuova dirigenza può giustamente dire che non può essere responsabile di ciò che è stato fatto negli anni passati e questo glielo concedo, ma allo stesso tempo dico alla stessa dirigenza che adesso è il momento di fare qualcosa.
Visto che non è mia abitudine lanciare un sasso per poi ritrarre la mano aggiungo anche qualche consiglio sperando la dirigenza Fise ne tenga conto.
Ripeto, queste cose sono all'ordine del giorno, ma purtroppo non vengono mai denunciate perchè   in questo tipo di scuderie vige un clima basato sul ricatto psicologico degli allievi che sono totalmente succubi degli istruttori e temono ripercussioni. Gli allievi temono che l'istruttore non li tenga più in considerazione e non gli metta a disposizione i cavalli, i proprietari  temono  che i propri cavalli subiscano maltrattamenti e così tutti tacciono.
Ecco quindi che una campagna di sensibilizzazione su queste problematiche dovrebbe coinvolgere soprattutto gli allievi mettendoli in condizione di sentirsi protetti dalla Federazione nel caso si trovino a dover denunciare fatti analoghi.
Bisogna spiegare ai ragazzi che non devono accettare certe pratiche degli istruttori, non devono aver paura di rifiutarsi di fare quello che gli istruttori gli chiedono quando questo è palesemente contrario al benessere degli animale.  
Si potrebbe pensare che in questi casi  scatti una immediata sospensione dell'istruttore per sei mesi che dovrebbero diventare dodici se il fatto si ripete una seconda volta e trasformarsi in radiazione a vita nel caso di una terza volta.
Applicando questo tipo di sanzionamento la dirigenza Fise avrebbe una buona occasione   per dimostrare che vuole combattere a fondo il problema.
Non dimentichiamo la prevenzione perchè esattamente come per i cavalli anche per gli uomini è più importante dialogare, spiegare, premiare i comportamenti virtuosi piuttosto che punire.
Quando dobbiamo arrivare alla punizione, soprattutto se eclatante come il commissariamento di un intero comitato regionale, vuol dire che abbiamo fallito sul piano del dialogo e dell'educazione dei nostri ragazzi. Abbiamo perso la grande occasione che i cavalli ci danno per educare i nostri ragazzi. Alle olimpiadi ci vanno in quattro, in Italia neanche quelli, per tutti gli altri la cosa più importante dovrebbe essere che il percorso con i cavalli li faccia diventare delle persone migliori.


Ultima considerazione e poi concludo, non dimentichiamoci che se ciò che si vede nel video è da condannare dal punto di vista etico ed educativo, dal punto di vista del maltrattamento degli animali non è niente in confronto a quanto accade quotidianamente nell'impiego dei cavalli.
Ci sono ancora molti cavalli che non escono mai dal box e quando escono vengono montati solo e sempre con redini di ritorno per non parlare di quanto si vede in molte scuderie di istruttori-cavalieri che praticano la monta americana, veri e propri abusi che andrebbero segnalati alla protezione animali.
Anche in questo caso mi auguro che non sia necessario commissariare tutto il comitato dell'Emilia Romagna a seguito di qualche video fatto di nascosto. Mi auguro una seria campagna di sensibilizzazione, un controllo più capillare di quanto accade nei maneggi ed un sanzionamento efficace che porti  finalmente a far piazza pulita di chi non merita né il titolo di istruttore ne tantomeno quello di cavaliere.
Le mele marce in fondo sono sempre quelle, non è possibile che continuino a girare da un maneggio all'altro senza che nessuno prenda mai provvedimenti.    

Alberto Alciator  (educatore alle attività equestri UISP)

Intervista su Krock Radiostation

[SEZIONE ARTICOLI]

“ Quanto passione trasuda dalle parole di Alberto!!!!!”

Con questa frase della conduttrice  si è concluso il primo step del mio discorso ai microfoni di  Krock Radiostation che mi ha ospitato lunedì sera nella diretta dalle 20 alle 20,30.
Decisamente un bel complimento, anche perchè sicuramente sincero e disinteressato.

Avendo parlato a nome di tutta la LAE UISP vi faccio un resoconto di quanto ho detto nel mio intervento. Parole semplici con le quali, guidato di volta in volta dai miei sentimenti o dalle domande dei conduttori, ho cercato di sintetizzare il nostro percorso di vita .

Lega Attività Equestri, già dal nome si capisce che il nostro modo di stare con i cavalli è fatto di tante esperienze e molteplici attività.

Innanzitutto le attività ludico motorie per i più piccoli non necessariamente finalizzate ad un futuro percorso equestre, ma più in generale propedeutiche a qualunque attività motoria i ragazzi intraprenderanno durante la loro crescita.

Il volteggio equestre, teso a sviluppare ulteriormente le capacità motorie dei ragazzi ma in questo caso anche direttamente propedeutico all'attività di equitazione vera e propria.

L'equitazione, cioè l'impiego del cavallo montato, che inizia con le lezioni  di base per i principianti e poi accompagna i ragazzi nel percorso di perfezionamento sia in maneggio che in campagna secondo le loro attitudini e aspirazioni.

L'attività  con persone disabili, un universo ancora in gran parte da esplorare ma i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non guarigioni miracolose ma un immenso serbatoio di pillole di felicità da regalare a chi ne ha più bisogno.

Proprio l'attività con le persone disabili  ha fatto in questi ultimi anni da lente di ingrandimento a quelle che sono le opportunità che il cavallo  offre a tutti. In questo mondo dove tutto va troppo in fretta e anche una cosa meravigliosa come la vita diventa a volte faticosa, quando rapportarsi e dialogare con gli altri diventa difficile lo stimolo vitale che scaturisce dal rapporto con i cavalli,  può fare veramente la  differenza. Rapporto che a volte può svilupparsi anche semplicemente da terra senza necessariamente montare a cavallo.
(Essere educare alle attività equestri vuol dire anche questo, aiutare nel migliore dei modi ognuno nel proprio personale percorso e non solo quelli che si stanno preparando per le olimpiadi) 

Il cavallo, l' immagine di libertà che evoca, il suo temperamento sensibile, la sua forza e allo stesso tempo la sua fragilità sono inoltre alla base delle possibilità che grazie a lui abbiamo per svolgere il nostro ruolo di educatori con la certezza che, anche se non sempre riusciremo a istruire grandi cavalieri, sicuramente avremo formato persone migliori.

Per finire due degli elementi più importanti che fanno da filo conduttore alla nostra attività

La voglia e la necessità di riscoprire la cultura equestre in gran parte andata perduta dopo la seconda guerra mondiale. Cultura, tecnica e arte che non possono e non devono  andare perdute perchè frutto del lavoro di grandi maestri che, totalmente svincolati dalle moderne logiche commerciali, hanno segnato un percorso che non va mai abbandonato, ma eventualmente arricchito.

La voglia e la necessità di dare una risposta ed un opportunità  a tutte quelle persone che finalmente hanno capito che i tempi sono cambiati e che è necessario riconsegnare al cavallo il suo status di essere vivente dopo decenni in cui è stato considerato solo un attrezzo sportivo. 
Non poteva infine mancare la classica domanda che tutti sempre fanno:”Quante lezioni occorrono per cominciare a galoppare?”
Sicuramente i ragazzi più giovani possono galoppare dopo dieci o venti lezioni, ma noi cerchiamo sempre di non accellerare i tempi fino a quando il movimento del cavaliere non è in armonia con quello del cavallo per evitargli traumi alla schiena.




Alberto Alciator


 (consigliere provinciale UISP Reggio Emilia, educatore alle attività equestri LAE)

Il Lavoro Del Cavallo

[SEZIONE ARTICOLI DIDATTICI]

Libere riflessioni di un appassionato di equitazione


Pensando alla locuzione “Lavoro del Cavallo”, ormai entrata a far parte del linguaggio comune di chi pratica equitazione, ho deciso di riflettere a fondo sul suo significato perché temo che una sua interpretazione errata possa confondere le idee ed indurre comportamenti sbagliati.

Lavorare il cavallo alla corda, il lavoro del cavallo, il lavoro a piedi, ma chi è che deve lavorare?  Il cavallo?  Il cavaliere?
Forse per il cavallo da tiro che traina carri si può parlare di lavoro, ma che i nostri  amati animali  debbano compiere un qualsivoglia tipo di  lavoro mi pare inverosimile.

Anche leggendo testi antichi, scritti da chi l’equitazione l’ha praticata per tutta la vita e ne ha codificato le basi, non mi pare mi sia mai capitato di imbattermi in  tale locuzione.
Prendo alcuni libri dalla mensola della libreria e controllo; rigorosamente libri di autori italiani per evitare che qualche interpretazione nella  traduzione possa confondermi.

Da Il Cavallarizzo di Claudio Corte (1562): “Aiutare il Cavallo…”, Insegnare alCavallo…”

Giovanni  D’Aquino (1636)  nel  suo trattato di equitazione  “Disciplina del Cavalllo…”

Da Scuola Equestre di Federigo Mazzucchelli (1805): “Si istruisce nel galoppo…..”, “Si istruisce nel passo di scuola”


Come pensavo, nessun cenno a cavalli che lavorano.

Bene! Questo mi conforta perchè oggigiorno, quando pensiamo al concetto di lavoro, immediatamente ci viene in mente qualcosa di faticoso, di logorante, di obbligatorio e quindi è ovvio che se questo  tipo di approccio viene applicato all’esercizio fisico del nostro cavallo può provocare dei  veri e propri disastri.
Se pensiamo all’esercizio fisico praticato dagli esseri umani, non si parla mai di lavoro, ma bensì di allenamento quando questo esercizio è finalizzato ad una pratica sportiva agonistica o semplicemente di ginnastica quando si tratta di un attività più prettamente amatoriale.
Inoltre, comunque sia, l’ultima cosa che ci può venire in mente è che tale esercizio possa danneggiare il nostro fisico, anzi, nel primo caso ci permette di rafforzarlo in vista degli sforzi che il gesto tecnico specializzato spesso comporta e nel secondo caso ci permette di mantenerci in forma e di  allentare le tensioni psicofisiche accumulate durante il “lavoro”.

Nel 1884 Gustav Steinbrecht intitolava il suo trattato di equitazione “La palestra del cavallo”. Palestra, il luogo dove si fà ginnastica e non certo dove si lavora, ginnastica come base per il benessere dell’animale e dell’uomo  

Sono convinto. Il cavallo non lavora!  Ma allora chi è che lavora?  Il cavaliere?
I cavalieri che hanno scritto i già citati libri erano probabilmente tutti nobili e quindi non credo proprio che praticassero una qualche forma di lavoro.
Quando andiamo in scuderia per passare un paio d’ore con il nostro cavallo pensiamo forse di lavorare? Ma figurati!
Chi monta a cavallo lavora? Ma figurati!
Ma allora chi è che lavora?

Torno alla mensola della libreria e prendo il vocabolario.
A,b, c…….l, lavorare; una serie di definizioni che non sciolgono i miei dubbi e poi in fondo, quasi nascosta, un ultima definizione:”.. per un artista, modellare la materia per creare un opera d’arte”.
Improvvisamente sento che la meta è vicina, faccio una rapida trasposizione della definizione; Lavorare il cavallo : “Ginnasticarlo per renderlo ancora più bello ed elegante”. 
Ci sono! Ho trovato quello che cercavo. Non so se ho percorso la strada giusta, ma sono completamente soddisfatto del risultato.
Questo “lavorare il cavallo” mi piace sotto tutti i punti di vista, ti indica la strada da percorrere, ti fa capire quanta attenzione devi avere per il benessere del tuo cavallo, quanto ti devono brillare gli occhi man mano che vedi le sue forme cambiare, chiarisce una volta per tutte che colui che deve essere messo in primo piano non  è il cavaliere ma bensì il cavallo.
Un atto di umiltà che da solo sarebbe sufficiente a cambiare il corso dell’equitazione moderna.




Alberto Alciator

IL FUTURO DELL'EQUITAZIONE

Prendo spunto da alcune considerazioni personali e da altre condivise con amici e tecnici federali per  fare il punto sullo stato attuale dell'equitazione in Italia e tentare di tracciare una possibile strada per il suo futuro.

Si tratta ovviamente di considerazioni parziali perchè l'argomento in questione è molto complesso e necessiterebbe  di una trattazione decisamente più esaustiva.

Negli ultimi anni per fortuna il mondo degli appassionati di equitazione è molto cambiato.  Si tratta di un avvenimento cominciato in modo quasi spontaneo, alimentato da una presa di coscienza dei cavalieri che non sono più disposti a considerare il cavallo come un mezzo meccanico da sfruttare e poi abbandonare.   E' un processo di trasformazione che è ancora in corso e che segue, anche se in   ritardo, lo stesso percorso già intrapreso da anni nei confronti degli altri animali domestici.

La situazione è in continua evoluzione e presenta ancora tante contraddizioni come ad esempio persone che collaborano attivamente con associazioni animaliste e poi maltrattano inconsapevolmente il proprio cavallo con uno stile di monta che non tiene in alcun modo in considerazione  la sua condizione psico-fisica.

Questo popolo silenzioso si è progressivamente allontanato dal mondo della Federazione rimasto legato alle logiche commerciali che mirano solo ad affrettare i tempi dell'istruzione  per vendere cavalli che dureranno molto poco, senza alcun rispetto per i cavalli e per gli allievi.
Senza dimenticare le colpe dei genitori che meriterebbero un attenta analisi.
Un sistema fallimentare sotto tutti i punti di vista dato che nonostante il sacrificio di migliaia di cavalli e cavalieri e un fiume di soldi spesi  la federazione non riesce neanche a raggiungere lo scopo per la quale esiste, portare una rappresentativa Italiana alle Olimpiadi.

Le leggi italiane parlano chiaro, il maltrattamento degli animali è una pratica punita  penalmente e quando qualche associazione animalista comincerà a denunciare il comportamento di molti cavalieri ed istruttori e arriveranno le prime condanne si rischierà il blocco dell'equitazione  perchè il maltrattamento è ovunque e a qualunque livello. Pensate solo ad un principiante senza un buon assetto che viene mandato in gara prima di essere pronto e fa un percorso di salto attaccato alla bocca del suo cavallo, si può facilmente dimostrare quanti e quali danni subirà il povero cavallo.
Per non parlare dell'utilizzo indiscriminato di chiudibocca, redini di ritorno, redini fisse, ma anche più semplicemente  dell'esecuzione di esercizi che tendono a modificare o limitare la capacità di locomozione del cavallo inducendolo a mettere in atto meccanismi  di compensazione che portano all'utilizzo di strutture che poi si logorano in breve tempo

E' giunto il tempo di abbandonare le vecchie idee e intraprendere una nuova strada che vede l'equitazione come una serie di esercizi di ginnastica da insegnare al cavallo per migliorare la sua condizione psico-fisica. Solo quando il cavallo sarà sereno, sciolto, in buona salute e partecipe di quello che gli sta accadendo si potrà eventualmente pensare alla sua partecipazione a competizioni sportive. Il conseguimento di un brevetto o di  una patente non potrà che essere vincolato all'acquisizione da parte dell'allievo dell'abilità di mantenere in buona salute il proprio cavallo.
Un cavaliere così preparato avrà dedicato tempo all'acquisizione di un buon assetto, avrà acquisito sensibilità e quindi, nel caso abbia un cavallo con le caratteristiche di un cavallo atleta, potrà dedicarsi con successo anche alle competizioni.


Non bisogna essere ipocriti, la strada è ancora molto lunga, anche per me che ci credo fermamente, ma penso sia l'unica strada percorribile se si vuole dare un futuro a questo meraviglioso animale.
Sono sicuro e anzi in certi casi lo so per certo, ci sono in Italia molte persone che ragionano in questo modo e spero che comincino presto a dialogare a confrontarsi ed unirsi invece di trincerarsi dietro il rispettoso protocollo del proprio metodo.
Sarebbe anche auspicabile che parte del fiume di soldi che sponsor e federazione investono tutti gli anni  venga utilizzato a sostegno di eventi, società sportive, cavalieri, istruttori e addestratori che  con passione e dedizione si occupano del benessere del cavallo.


Alberto Alciator